Pirro Balcatelli: i suoi studi roulette

 

Pirro Balcatelli, autore poco conosciuto, fu uno dei primi in Italia a pubblicare un (piccolo) trattato sulla roulette: MONTECARLO, COME SI POSSA VINCERE (1902)

Dissi anche che non avrei mai fatto alcun commento sugli autori, sui metodi e sui fatti riportati in questi articoli, sembrandomi una doverosa forma di rispetto verso questi pionieri della roulette.

Passo quindi a riprodurre integralmente alcune parti del libro che mi sembrano interessanti da sottoporre all’attenzione del lettore. A lui lascio il compito di filtrare le seguenti righe attraverso la propria esperienza e conoscenza del gioco della roulette.

 

“Se un avvenimento non è certo, per quanto grande sia la sua probabilità, può benissimo succedere che non avvenga; non deve mai assumersi nel giuoco come base di una puntata decisiva; e poiché nel giuoco non vi sono combinazioni certe, così in nessun giuoco dovranno farsi puntate decisive, cioè tali che la loro perdita ponga il giuocatore fuori di combattimento. Siccome però in generale gli avvenimenti tendono a succedere secondo il loro grado di probabilità, così sarà sempre conveniente attenersi a questo grado di probabilità….”.

 

“È a queste serie nei giuochi alla probabilità ½ ed alle corrispondenti serie contrarie per giuochi di altre probabilità, che è unicamente dovuta la rovina di tutti coloro che perdono. Il giuocatore che incappa ripetutamennte in queste serie, perde la calma, le segue con indebita insistenza, e convinto che se ha perduto per 10 volte di seguito per esempio sul rosso, all’undicesima questo debba uscire, egli vi punta tutto il residuo della sua sostanza, mentre il rosso continuando a mancare, porta su lui il colpo mortale, e su quanti volessero ulteriormente seguirlo….”.

 

“Nel caso in cui la fortuna assecondi il giuocatore non havvi bisogno di metodo alcuno, la vincita ha luogo naturalmente; quando però la fortuna è alquanto contraria, allora è indispensabile ricorrere a dei metodi che permettano al giuocatore di seguire tuttavia lungamente il giuoco senza risentire danno soverchio, in modo da potersi mantenere combattente fino ad attendere il momento favorevole, che presto o tardi generalmente non dovrà mancare. Noi intendiamo con ciò di stabilire la certezza della vincita nella quasi totalità dei casi, sempre quando cioè la fortuna non sia costantemente contraria. Che per avventura dovesse capitare il caso eccezionalissimo della continuazione di casi eccezionali, allora invochiamo dal giuocatore la misura precauzionale di ritirarsi in tempo prima di esaurire le sue sostanze, in modo da poter ritentare la prova in altro momento, evitando così perdita certa, a quella stessa guisa che sentendosi cadere il portafoglio di tasca, vi porterebbe una mano per trattenerlo….”. 

 

“Lo zero in favore del banco non è la sola causa dei rilevanti guadagni di questo e quindi delle perdite dei giuocatori. Altre cause dello stesso fatto, di capitale importanza, debbonsi ricercare nei giuocatori stessi che inconsciamente le alimentano, e che attribuiscono sempre alla sfortuna le loro ingenti perdite, mentre queste nella grandissima maggioranza non sono dovute che a quelle. Tali cause sono essenzialmente:

La mancanza di convenienti metodi di giuoco.

La mancanza di calma nel giuocatore.

La sproporzione di fondi fra banco e giuocatore.

 

Di fronte a queste cause di perdita pel giuocatore, sta poi in suo favore, la libertà che ha egli di puntare dove e come più gli conviene; senonchè questa, come la libertà in genere, è altrettanto preziosa quanto pericolosa, e d’ordinario appunto il giuocatore ne approfitta a suo carico; noi invece cercheremo di valercene per i vantaggi preziosissimi che bene adoperata è suscettibile di arrecare. A paralizzare pertanto l’effetto delle accennate cause di perdita per il giuocatore mirano i metodi che ora esporremo……”