Theo D'Alost: Tutto è gioco nella vita

 

Il brano che segue è tratto dal libro roulette:

"Théorie Scientifique Nouvelle du jeu de Roulette, Trente et Quarante,  donnant les deux lois qui les gouvernent et à l'aide desquelles on obtient des coups sur la banque sans progression

di Theo D'Alost

 

TUTTO E' GIOCO NELLA VITA

Fra le opinioni correnti emesse sul gioco, domina generalmente questa:

" Tutto è gioco nella vita "

Ciò è perfettamente vero.

La vita tutta è un gioco che comincia con la nascita e finisce con l'ultimo colpo: quello della morte.

Il primo colpo, l'entrata nel mondo, o per essere più esatti, la concezione dell'essere. Uno nascerà colmo di doni della natura e della fortuna, l'altro rachitico e miserabile.

 

Qui vi è astrazione completa della volontà o della previdenza possibile. Questo primo colpo procede d'azzardo, se si astrae l'idea più giusta e più alta della provvidenza.

Dopo è il destino che comincia. E' la Roulette che comincia a girare. Ciascuno ha ormai il suo libero arbitrio che l'induce a far bene o male, ad essere felice o infelice.

La condotta a scuola, la scelta di una compagnia nel matrimonio, il modo di allevare i figli, il punto di partenza di una carriera, per citare solo qualche colpo fra i più importanti, ed infine l'ultimo colpo, la morte.

L'uomo onesto, prudente, saggio e virtuoso uscirà dalla vita con la coscienza tranquilla e soddisfatta. Quello che avrà agito male, partirà pieno di rimorsi di turbamento di timore.

E' la storia del gioco lasciando tuttavia a ciascuno i suoi effetti speciali.

Se l'uomo avesse al suo servizio un istrumento come la Roulette,

sul quale poter studiare la condotta da tenere, sfuggirebbe ai mille pericoli e delusioni di cui l'esistenza è seminata.

 

La Roulette è un istrumento mirabile. Noi la consideriamo, nel suo insieme, come una vera scuola di filosofia. Essa è per l'uomo, nella vita, quello che è la bussola per il marinaio. Occorre servirsene con conoscenza di causa e di effetti. 

La bussola ci indica il punto N o S, la Roulette ci indica la direzione dell'infinito.

Quando si conosce questo strumento, esiste ancora l'ignoto? No

 

Speriamo che dopo le dimostrazioni contenute in questo studio, non vi saranno dubbi nel pensiero dei nostri lettori. Dove sarà ancora questo ignoto?

Quando ci troviamo di fronte alla Roulette, ed essa comincia a girare, che cosa succede? Non ne sappiamo nulla, è vero.

Uscirà un rosso od un nero.

Ma quando questa prima boule appare, usciamo dall'ignoto. Il gioco si svolge, produce un disegno, una greca, delle figure.

 

Il grande movimento, le grandi linee, gli insieme che formano gli scarti, producendo i risultati importanti, sono formati da tutte queste figure.

Esse sono, come nella vita, le piccole cause, che generano i grandi effetti. Le conosciamo, ce ne serviamo per realizzare i nostri desideri.

 

Lo stesso che nella vita; si ci serviamo delle osservazioni che possiamo fare, se noi teniamo conto degli avvenimenti, degli incidenti di ogni giorno, di ogni ora, tutto sarà una indicazione per il seguito degli avvenimenti. Tutto s'incatena.

 

La Roulette è uno strumento che ci insegna a prevenire ed a condurci.

Ciò che noi vediamo dietro e attorno a noi dovrebbe guidarci e portarci sulla buona via. I grandi avvenimenti della vita come i grandi scarti alla Roulette non ci sorprenderanno. Essi sono la loro scusa, e se potessimo studiare gli avvenimenti passati della vita come possiamo studiare quelli della Roulette, otterremmo il più alto grado del benessere e della prosperità che si potrebbe chiedere alla vita

Disgraziatamente l'esperienza serve poco agli uomini, essi non guardano abbastanza dietro ad essi. Alla Roulette, gli insegnamenti, sono costanti, colui che li avrà compresi potrà ben presto vedere dappertutto la verità ed evitare le delusioni che generano l'ignoranza e la mancanza di precisione.

Dal punto di vista scientifico che cosa constatiamo? Che le leggi che presiedono il gioco sono le stesse della natura. Esse producono le stesse fluttuazioni alle quali sono soggetti tutti gli elementi. Le stagioni, i giorni, gli astri, la fisica del globo hanno i loro scarti dove sono stabilite le medie, e finiscono per armonizzarsi ed equilibrarsi.

 

Ciò che si qualifica "fenomeno" al gioco, nel senso che si da arbitrariamente, ad un avvenimento inatteso e sorprendente, è lo stesso di quello che si riscontra nella natura. L'apparizione di un astro sconosciuto, un ciclone che rovina una regione, un terremoto che inghiotte delle città, ecc. ecc,o una serie di 25 o 30 rossi, sono dei fenomeni.

 

Imprevisti ? No. Se non si sono ancora constatati, si sa che essi possono prodursi, e tutti i saggi, in tutte le sfere, cercano di conoscerli, di prevederli, di studiarli per attenuarne gli effetti e girarli a profitto dell'umanità.

 

E non è lo stesso al gioco, malgrado gli elementi di studio che si possiedono? No.

Che vuole il giocatore?

Indovinare ciò che sta per uscire, domare l'ignoto, giocare contro un colpo che non può non presentarsi. 

 

Sogno di un folle o di un malato.

Egli ha lo spirito tormentato da un'idea fissa: vincere. Questo ardente desiderio lo domina, non ha la pazienza di studiare il gioco la cui conoscenza esige un lungo lavoro. Vuole giocare, vincere. E tutto trascura, la sua fortuna, quella degli altri se può impossessarsene, la considerazione, la stima di cui gode, e sovente la vita …….

 

Quanti dei suicidi, non soltanto alla Roulette,o ai giochi d'azzardo, ma dappertutto, alle corse, in borsa ; nelle speculazioni industriali, non sono dovuti che alla malsana cupidigia della fortuna, che la più elementare saggezza ci insegna di non richiedere che al lavoro in rapporto alla remunerazione che ci deve attendere. Con un po' di imparzialità si dedurrebbe che i suicidi intorno alle case da gioco avrebbero potuto prodursi altrove in molti casi, se si potesse sondare il fondo della mentalità dell'uomo.

L'uomo spinto nei suoi ultimi trinceramenti e già rovinato dalle sue speculazioni precedenti, va là per giocarsi il suo "tutto per tutto". 

 

Con qualche briciola della fortuna inghiottita, spera di rifarsi e viene a mettere in pratica la teoria di Jean Jacques:

"io non comprendo il gioco che nel solo caso : quando ci si trova davanti al dilemma terribile - la vita o la morte - e che un colpo felice può salvarvi."

Dicemmo cominciando questo capitolo, che se l'uomo avesse al suo servizio un istrumento come la Roulette, per guidarsi ( quando egli ne comprendesse la filosofia) egli sfuggirebbe a molte delusioni.

Ma non ce l' ha in realtà?

 

Sotto un altro aspetto, è questa la grande e piccola storia, l'esperienza dei suoi, la sua propria, non sono elementi di riflessione, di studi e di giudizi che gli permetterebbero di discernere la via da seguire, non possiamo noi esaminare, comparare, studiare tutto quello che è passato e tirarne le deduzioni come facciamo alla Roulette?

No, in generale l' esperienza non serve a niente. Si vede davanti a sé, si desidera si vuole ottenere, perseguendo un'ideale, senza basi, la realizzazione di questo desiderio; e i tre quarti del tempo si fallisce e non si incontrano che amare delusioni.

 

La Roulette è l' istrumento ideale, il cui studio approfondito ci permette di affermare che è il solo che ci fornisca di mezzi per fare delle speculazioni senza alea.

In un nessun altro campo sarà possibile dire altrettanto. Dappertutto ed in tutto, vi sono rischi, imprevisti che vengono a rovesciare tutte le previsioni. La Roulette vi lascia arbitri di questa eventualità.

Occorre per questo, fare astrazione di tutte le debolezze umane; fare tabula rasa delle idee del giocatore, marciare diritti nella via indicata, avere la saggezza od acquistarla a forza di volontà, per distinguere la verità dall'errore.

Secondo luogo comune: "Tutto è possibile al gioco, i fenomeni più sconcertanti si producono e smontano tutte le combinazioni ". Questo è vero - per il giocatore. Falso in realtà.

II lato sotto il quale il giocatore considera il gioco gli farà ritenere fenomeno l'apparizione di una serie molto lunga, venti neri o più, l'assenza di una dozzina o di una colonna per un periodo di 30 o 40 colpi, quella di un numero per 3 o 400 rotazioni, l'apparizione della figura che lo farà saltare, ecc. ecc.........

Ecco la spiegazione di "Tutto è possibile al gioco" .

 

Questo unicamente perché il giocatore gioca tutto contro tutti questi scarti; non ammettendoli e non riconoscendoli che quando gli fanno perdere la grossa somma.

Vedete qui la mancanza assoluta di ponderazione nelle idee, l'assurdità, la contraddizione nel ragionamento. Se - tutto è possibile - perché giocare contro questi fenomeni che crede impossibili quando invece gioca dei biglietti da mille contro la loro apparizione, ed ammette d'altra parte, come potentesi produrre. Colmo dell'illogico!

La verità è che se questi fenomeni si producono in un ordine perfettamente normale, conosciuto, e non sono che gli scarti matematici delle figure del gioco e le ristabiliscono nel loro equilibrio che è, come abbiamo detto, la legge primordiale del gioco.

Tutti i giocatori hanno visto lo stesso numero prodursi sette, otto volte o più, in dieci dodici colpi, un altro ripetersi tre, quattro, cinque volte.

 

Nel primo caso, questo numero si avvantaggia di 8 X 37 = 296 ; nel secondo caso, 5 X 37 = 185 .

Questo vantaggio corrisponde esattamente agli scarti che si producono sugli altri numeri nel loro insieme. Questi scarti non essendo ripartiti fra tutti i numeri, ne risulta che possono cadere su di uno solo, che sarà allora, il rappresentante del "fenomeno".

Questo fenomeno non è in realtà che uno dei fattori dello scarto; del movimento o marcia del gioco che si risolve nelle due parole: "lo scarto" e "l'equilibrio".

Il giocatore ragiona, noi potremmo dire sragiona, solo sotto l' impressione della sua perdita o della sua vincita. Ne risulta che tutte le sue concezioni sono false, assurde, senza alcuna logica. Con questa assenza completa del senso morale, egli non obbedisce che ai suoi impulsi che lo spingono verso questo ideale di cui la conclusione è inevitabile : la catastrofe!

Da qua il poco di fiducia e di simpatia che egli ispira; ed anche il poco interesse che si prende ai suoi dispiaceri ed alla sua caduta finale.

 

E' solo giustizia, perché egli perde tutte le nozioni dei suoi doveri verso gli altri, tutti i sentimenti di onestà, e pur gettando la sua fortuna sul tappeto verde, non darebbe 100 soldi per salvare la vita umana.